La perfezione del corpo

Vedere cazzi e culi ogni giorno è il prezzo da pagare per non pensare a niente. Entri nello spogliatoio con la faccia di chi non ha tempo da perdere; nessuno ne ha, oggigiorno. Non ne ha il tizio con lo scroto allungato, non ne ha luomo dal prepuzio lunghissimo. Si vestono rapidi: nessuno vuole essere notato in quei pochi secondi di completa e pubblica nudità. E tutti notano tutti. Odore di bagnato.

Hai in mente la stanza dove Rosa indossava il vestito a fiori, Rosa che sceglie quale sandalo abbinare. Si pettina, Rosa, vicino al grande letto a due piazze. Davanti allo specchio pone il cerchiello rosso tra i capelli, li tira indietro, mostra la fronte, nullaltro. Sceglie con cura il profumo, Rosa, semplice come labito, unidea di prati fino allorizzonte. Lo vedi lorizzonte? È così lontano.

Nello spogliatoio lunico tranquillo è quello con le tette e il grosso ventre a falde multiple; come sempre saluta il tuo ingresso con un cenno cordiale. È lì seduto, glabro, sulla panca dove di solito appoggi il borsone con le tue cose. Si asciuga attento lorifizio, con l’asciugamano messo in dotazione dalla palestra, che tu immagini lavato e sterilizzato con cura più volte al giorno. Saluti anche tu, poi passi oltre e scegli come sempre un armadietto a caso, ti cambi in fretta, copri le tue vergogne come puoi. Nel mentre, con lo sguardo vago comune a tutti, provi a contare la miriade di corti peli presenti sulla schiena del cinquantenne che si sta cambiando pochi metri più in là. Ha i muscoli ipertrofici, spalle larghissime, ma si sa che labbondanza di testosterone rende virili tutte le caratteristiche di un maschio, le buone come le cattive. Carne e vello. Indossa veloce degli slip Armani di un blu molto scuro, facendo attenzione a sbattere lelastico sulle forti natiche, clac. Con laria svagata, mette una fragranza a ogni fase della vestizione: gocce sulla sua pelle, sulla t-shirt, sulla camicia… Non lo guardi oltre. Sei già in tuta, sei pronto. Esci da quegli effluvi di sudore, sapone e dopobarba ed esordisci nella sala degli attrezzi.

Hai in mente la stanza dove Piero indossava il grembiule blu dei suoi otto anni, lo sguardo acceso, pronto allidea, il piccolo mangiadischi sempre in funzione tra le sigle dei cartoni animati giapponesi, quelli di cui sempre si ignoravano inizio e fine. Inizio, e fine.

Nella sala degli attrezzi ammetti a te stesso di non essere aggiornato sulle tendenze musicali di questi anni, il ritmo però lo dà una donna con un vocione aggressivo sovrapposto a tracce di basso, batteria e tastiere senza pretese e viene replicata da grossi altoparlanti che poco spazio lasciano alle chiacchiere tra clienti.

Non sei qui per chiacchierare. Sei qui per smetterla di pensare. Controbatti il vuoto ritornello di quella canzonetta con il Bolero di Maurice Ravel, che sei costretto a piazzare sulle tue orecchie al massimo volume, per sentirlo come piace a te. Dà il ritmo giusto per i tuoi primi cinque minuti di remoergometro, lesercizio che fai ogni giorno per scaldarti. Pam, paraparam, paraparam, parapaparapaparaparam, paraparam, paraparam, eccetera. Cinque minuti di timpani sontuosi. Sganci i piedi dalla macchina, raccogli un pallone di ghisa da venti chili – un kettlebell – e corri alla barra, prima che venga presa da qualcun altro.

Ti prepari un circuito. Il primo esercizio consiste nellaltalenare il pallone grazie a poderosi colpi di culo: lo fai per un minuto, lo fai forte, come se da ognuno di questi slanci inguinali dipendesse limprobabile orgasmo di una escort a fine carriera. Poi, senza pause, ti sbatti giù e cominci a pompare con il petto, trenta flessioni, banali ma efficaci. La escort gode, urla perfino, lo senti da come vibrano i tricipiti, da come ti cede il deltoide nella pulsazione finale. Ti cade un earpod dallorecchio, lo sforzo è stato grande e così quel che rimane di Ravel si spande per terra, inascoltato dal resto dei presenti, e pure a te tocca sentire chiaramente il messaggio del vocione pop che canta: Im unstoppable today. Lo sei. Lo sai.

Passi alla barra. La tiri con forza da terra, la schiena dritta, la mente vuota, solo percepisci i pesi ai suoi lati che la fanno piegare di qualche grado, mentre tutti i muscoli della tua catena posteriore si spaccano per poter diventare più grandi e duri nei prossimi giorni.

Ripeti la sequenza quattro volte, quindi ne hai abbastanza.

Hai in mente la stanza dove Sara preparava gli esami, il naso sempre dentro a un testo, locchiale appannato, a fianco il telefono che squilla, una suoneria normale, drin. La voce di unamica, e poi di nuovo dentro al testo. Normale, la suoneria. Normale, quasi noiosa, proprio come tutto il resto, lì dentro. La noia.

Torni in spogliatoio, ora è deserto, riesci a fare la doccia indisturbato. Indugi col sapone nelle parti più dure, le strizzi con le mani: il culo, il petto, le cosce, hai fatto un buon lavoro. Di bicipite rimani scarsino. Alla tua età può andare, lo sai bene.

Ti copri con precisione, hai freddo, e poi stai molto attento a dove metti i piedi nudi, ché le micosi sono nascoste dappertutto in questi ambienti, quindi crei una passerella per terra con gli asciugamani e ti rivesti con calma. Senti lo stress uscire dal tuo corpo. Questa mezzoretta ti aiuta a non pensare a niente. Mens sana in corpore sano.

Hai in mente la stanza dove lavorava lavvocato, hai mente il conto dellavvocato, hai in mente lavvocato mentre scrive la lettera per te, tu non sai scriverla. Hai in mente la tua nuova stanza, nella tua nuova casa, hai in mente il tuo futuro da solo, lo stesso che è ormai il tuo passato da solo, la tentazione della vita perfetta, la scoperta dellinesistenza della vita perfetta.

Torni a casa. Mangi subito una latta di sardine, cè la proteina per fare muscolo, il grasso buono che nutre il cervello, cè la praticità di un pasto completo da consumare in pochi minuti, senza bisogno di stare lì a pulire, a lavare. E poi non costa nemmeno così tanto. Ti alzi. Rutti.

Hai in mente il corpo profumato di Rosa sopra il tuo, il sudore dellenergia della vostra unione, i difetti così interessanti che ad oggi non possono che essersi accentuati. Hai in mente gli ultimi sessanta centimetri della crescita di Piero, accaduti così in fretta e così lontano dalla tua testimonianza. Hai in mente il corpo di Sara al massimo del suo splendore, un vestito bianco a esaltarne la figura. L’immagine stampata al PC. Piero al suo fianco nella navata centrale. Hai in mente un invito mancato, il suo sorriso mancato.

Ti asciughi una lacrima. Fai ancora una quindicina di piegamenti sulle braccia.

La vita da pensionato non ti si addice. Guardi la foto di famiglia, sulla credenza, allingresso. Non tornerà più.

4 Replies to “La perfezione del corpo“

  1. Bel lavoro. Netto, puntuale, chirurgico, essenziale. Non un paragrafo fuori posto. Ricorda scene già viste e pensieri già immaginati.
    JV

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