L’ospite

Non capisco, a che serve cucinare quando avremmo potuto ordinare il catering?”
Amore, le cene iniziano molto prima che gli invitati arrivino, è questo il bello.”
Vuoi dire che l’ospite è un accessorio?”
L’ospite è un test.”

“Un test?”
Sì, una prova per dimostrarci che siamo ancora in grado di socializzare, di stare in mezzo alla gente. E poi…”
Poi cosa?”
Cathy si bloccò. Finì di contare i cucchiai di farina e riempì gradualmente il misurino di acqua e uovo rosso di paprika.
E poi cosa?” Insistetti.
La tartiflette prese a ebollire croste scure in superficie, intanto lei ripose le salse della fonduta negli spicchi di ceramica nipponica.
Magnifico” disse osservando la mia camicia verde acquistata da Carte D’Identite infilata nel jeans dritto. “Semplicemente magnifico.”
Ma sì, hai ragione, ci farà bene, abbiamo bisogno ogni tanto di vedere altre persone.”

È lui.” Aprì il rubinetto, l’acqua le ammorbidiva gli impasti seccati tra le dita.
Vado io.”
Mi trovai davanti un uomo che non doveva avere più di trent’anni. Sbarbato, occhi scuri, un trench sbiadito in alcuni punti e in altri scurito dalla pioggia.
Piacere Mark”, strinse la mano saggiando i contorni della mia.
Mia moglie arrivò alla porta con in braccio un vaso, sistemò i lilium che aveva portato il nostro ospite. Come poteva sapere dei fiori?
La mia Cathy” disse l’ospite prendendole un braccio delicatamente, prima di stringerla con affetto. Quando tolse le dita notai dei lividi gialli, vecchi.
Entra, Mark, accomodati. Stavo finendo di preparare qualcosa per l’aperitivo.”
Non preoccuparti, ho già mangiato in autogrill” le rispose ignorandomi.
In autogrill… sai che adoro gli autogrill” disse lei “mi piace il cibo preparato in serie, mi piacciono i nomi dei cibi degli autogrill… e l’insalata così verde… come credi sia possibile? Dove la coltivano?” gli chiese.
Non saprei” rifletté Mark.

Era quel genere di domande che mia moglie amava fare. Domande che avrebbe fatto una bambina ma con un’ingenuità maliziosa, sensuale, e che in pubblico avrebbero potuto imbarazzare un marito. Invece io ero affascinato dalle sue domande. Dalla sua imprevedibilità.
A volte fermava le persone al supermarket per chiedere come avrebbero cucinato un certo tipo di alimento.
Alle persone come lei veniva perdonato tutto.

Julius, amore, offri qualcosa al nostro ospite. Abbiamo un liquore all’anice unico, si chiama Verde Chartreuse: miele, zucchero, zafferano distillati in un contenitore di rame.
Tutto quello che vedo in questa casa mi sembra singolare, nel senso di… originale. Da dove hai fatto venire questi pezzi?” chiese indicando i mobili in travertino.
Oh, quelli…” rispose lei “mi piacciono le cose esclusive oppure quelle in serie: le vie di mezzo, le pretese unicità seriali non mi interessano.”
E da quando bevi liquori? Ti ricordavo con un Margarita…” le disse.
Quell’allusione a un’abitudine di mia moglie a me ignota mi sembrò gratuita.

Non colsi in Cathy nessun sentimento o moto di nostalgia, era raro che fosse nostalgica. A me i suoni facevano soffrire, ricordare, specialmente quelli che non avevano colori e odori ma solo vibrazioni. I suoni del passato. Mentre lei era così incurante nella sua veste sgombra di rimpianti. Senza rimpianti, non hai colpe. Come doveva vivere questo momento, avere davanti un suo compagno dell’università? Probabilmente non stava provando niente: era solo divertita dal diversivo. Ero stato io a proporle di presentarmi qualche suo vecchio amico.
Non avevo mai conosciuto qualcuno della sua cerchia stretta, della sua vita di prima. Non riceveva telefonate, nessun messaggio. Sembrava non essere mai esistita prima di avermi conosciuto. Esisteva solo per me. Fino a oggi.

Si accomodò sulla sua poltrona in velluto preferita, io e l’ospite sul divano. Dopo aver finito di assaggiare l’aperitivo in silenzio, passammo al dolce. Una complicata gelatina di mandarini al profumo di cedro e bergamotto. Mark sembrò realmente impressionato dalla selezione, dalle abilità e dal gusto di Cathy. A quel punto feci una cosa triste. Cercai di svilirla, perché capisse che solo io ero stato testimone dei suoi progressi, delle sue meraviglie.

È un dolce molto complesso, amore, sei stata brava. È venuto meglio dell’ultima volta.”
Quale volta, tesoro?” Chiese pensierosa. “Tu non mangi dolci da mesi, sei a dieta: hai detto di voler perdere quei chili che non ti fanno sentire bene con te stesso e… oh… abbiamo svelato all’ospite dei dettagli intimi. Mark, tu sei mai stato a dieta?”
Lui fece cenno di no con la testa.
Neppure una volta? Non ci credo: non hai mai fatto niente di banale per sentirti a posto con la coscienza?” Lo stuzzicò lei.
Non mi curo del mio aspetto” rispose con un sorriso forzato. Una bocca bella, disegnata, idratata con prepotenza nelle mucose, come non lo era la mia da anni, piena di avvallamenti e sporgenze provocate dalle escursioni di stagione. “Sai” mi disse lui riportando la mia attenzione alla conversazione “tua moglie da ragazza ci faceva impazzire tutti.”
Ma smettila”, replicò lei.
No no, dico sul serio, eravamo tutti innamorati persi.”
E lei?” Chiesi con un tono che sembrava quasi patetico. Lui dovette accorgersene e aggiustò il tiro. Lei neppure se ne accorse.
Una come Cathy, per noi era davvero troppo. Non ci abbiamo neanche mai provato, sai. Solo un idiota avrebbe potuto provarci. Perché, vedi, con una donna come lei arriva quel momento in cui sai che avrà finito il suo lavoro di perfezionamento.”
Che lavoro di perfezionamento?” domandai, dimenticando il proposito di apparire meno soggiogato dalla dialettica del nostro ospite.
Le persone come Cathy si divertono ad aggiustare le cose, gli altri. A perfezionare il mondo. Amano la perfettibilità, non la perfezione. E una volta raggiunta una situazione perfetta, non è più perfettibile. Capisci? Quindi passano oltre, vanno avanti.”
Questo rischio con te non ci sarebbe mai stato” valutò Cathy sottovoce, dopo essersi allungata ad accendere una sigaretta dal mozzicone di Mark. “Tu, la perfezione non la potresti raggiungere mai, neanche se volessi.” Disse a Mark diretta, stupendomi per l’invadenza. Eppure no. Era sempre lei, era tipico di lei. “Quindi saresti un perfetto perfettibile obiettivo, per una donna che si divertisse a perfezionare. Una donna qualunque intendo, non io.”
Beh, raccontami qualcosa di lei che non so.” Mi intromisi, sedendomi sul bracciolo della poltrona dove stava mia moglie. Il pugno stretto nell’altro, le gambe aperte. Provai tutte le mie espressioni più cordiali, e finii per essere convincente anche a me stesso.
Avanti”, gli dissi in tono confidenziale, come se fossimo io e lui da soli a sbronzarci in un pub.

Cathy era sprofondata nella poltrona troppo grande per lei. Sciolse la pettinatura raccolta e districò le ciocche con le dita, accavallando le gambe in una maniera tra il maschile e l’infantile. Come se non si rendesse conto della lunghezza dei suoi arti, del fatto che occupassero uno spazio ragionevole, e di come le cosce sporgessero dalla gonna: due steli scomposti al profumo di lilium bagnati. Lasciati nel vaso a distillare effluvi conturbanti. Potevo sentirlo, l’odore. Ero sicuro che anche Mark lo sentisse. Lei giocava con un accendino, ormai distratta e annoiata dalla nostra patetica querelle.
Era fatta così. Come tutte le persone brillanti e sveglie, perdeva la concentrazione piuttosto velocemente.

Beh, dunque, Cathy era… strana.”
Che vuol dire strana?”
Non intendevo…”
“…particolare, speciale, stravagante?” Lo incalzai.
No, direi niente di tutto questo.”
E allora cosa? Spiegati.”
Ho detto strana. È tutto. Intendo quello. Non ci sono altre parole per definire ‘strano’.”
Esistono le sfumature, Mark. ‘Strano’ si può dire anche di un fatto che non ci si riesca a spiegare; strano, appunto. È strano che sia saltata la luce, eppure non avevo attaccato nessuna presa. È strano che oggi piova quando ormai è quasi metà giugno. È strano arrivare qui per l’aperitivo, avendo mangiato del cibo spazzatura per strada, senza riguardo nei nostri confronti. Vedi come è facile, Mark? Riprova.”
Non saprei, davvero. Io volevo solo farle un complimento, suppongo.” Cercava lo sguardo di Cathy, che invece stava guardando il fuoco nel camino.
Ma per questo ci sono io. Tu devi solo mangiare quel quadratino di fondente. Non ti piace il fondente, Mark? Fa bene, sai? Contiene il polifenolo e altre cose che fanno… bene, insomma. Così dicono. Sai che mangiare un quadratino di fondente prima di dormire rilassa, mentre invece il cioccolato al latte eccita, innervosisce. Vedi, mia moglie è speciale in questo. Non ti avrebbe mai fatto innervosire. Non è di quelle che ti invitano senza una linearità, ti preparano il caffè amaro per svegliarti, e del riso al latte per ammorbare nel comfort la tua lingua. Non esiste più coerenza nella gente. Lei prepara della fonduta, una tartiflette, un dolce al bergamotto, mandarino e cioccolato fondente per metterti a tuo agio e tu in casa sua dici che lei è strana… beh, io a differenza sua non sono un tuo caro amico. Perché se un mio caro amico avesse detto questo di me, non so…”, risi di una risata cattiva. “Tu che ne dici, amore?” interpellai Cathy.
Dico che hai ragione, tesoro. Il fondente fa dormire la sera.”

Continuava a giocare con l’accendino. I bei boccoli biondi erano sfatti dall’umidità della sera.

Io… scusate” si alzò l’ospite. “Devo essermi spiegato male. Mi scuso se…”
Risi dandogli una pacca.
Ci sei cascato, amico. Scherzavo, giuro. Non ho fatto i boyscout ma lo giuro” dissi incrociando le dita solennemente. “Come si fa il giuramento?” Chiesi a Cathy.

Lei aveva quegli occhi liquidi di quando con la mente è altrove.

Intanto…” rispose con la voce che veniva da universi senza stelle. “Intanto non è un giuramento ma una promessa.” Si tolse la fede nuziale e la gettò nel bicchiere di liquore. L’anello cadde con un rumore di ossa di animali rotte.
Una promessa?” chiesi sorridendo mentre Mark si spostava impercettibilmente sul divano. Lo sguardo che ora evitava il nostro, vagava per la stanza.
Una promessa vale meno di un giuramento? Come è possibile?”
Non saprei, non sono mai andato dagli scout.” Disse Mark. “Ma converrai con me che sulla promessa si può mentire. Il giuramento si usa nei tribunali, è istituzionale. E noi alle istituzioni crediamo.”
No” intervenne Cathy sfilandosi le scarpe e dondolando un piede, mentre l’altro era piegato sotto la coscia. Aveva diverse qualità, ma non riusciva a restare composta a lungo. “Non funziona così” disse. “La promessa vale di più, perché viene fatta solo dopo aver accettato le regole del gioco. E prima di poterle accettare, devi capirle.”
Interessante”, dissi ammirato. “Vedi quante cose sa mia moglie, che neppure io conosco o suppongo? Il matrimonio è l’inizio del mistero, non la fine come dicono tutti. Se vuoi non capire qualcuno, sposalo. Inizierà a frammentarsi, a creare parti di sé che ti resteranno precluse per sempre. Ognuna con una vita propria, come le parti delle anguille. Sei mai stato sposato, Mark?”
No, mai.”
Si vede… se me lo permetti, sei ancora acerbo, in un senso positivo, però. Dì la verità, tanto qui sei fra amici: non ti sei sposato perché non hai mai dimenticato Catherine?”

Il suo sguardo si fece cupo, triste. Fissava la mia gola come se volesse sbranarla.

Oh, scusa, sono proprio un pessimo padrone di casa. Mai tediare gli ospiti con discorsi tristi. Questa è una serata felice, giusto?”

Il viso di Cathy era luminoso e ci guardava calma, indulgente, come si guarda una coppia di cuccioli di rottweiler tra cui non si sappia scegliere.

Julius” disse finalmente, “Mark è stanco, non vedi?”

E gli poggiò una mano sulla spalla.
Lui si voltò verso la sua mano sentendo, annusandone la presenza, come se fosse tutto quello che gli restava da fare, in quel momento. Non si mosse.
Sembrava molto più vecchio adesso, di come mi era apparso in principio.

Avete… una bellissima casa, veramente” disse accavallando le gambe e recuperando i fili del controllo.

Si capiva che cercava di ripristinare il magnetismo iniziale con cui ci aveva schiacciato la prima ora. Ma stavolta sfruttai il mio vantaggio.

Una casa splendida, concordo, io non mi prendo il merito, va tutto al buon gusto di mia moglie. Ma le vedi queste pareti in legno? Le ha costruite mio padre: il legno è combustibile nelle notti di vento, come questa. Ecco, ho sempre pensato che mio padre doveva avere un senso della fiducia molto alta verso il prossimo, perché converrai che una casa nel verde, isolata come questa… poniamo che qualcuno ce l’avesse con noi, plausibile. C’è tanta gente invidiosa di questi tempi, invidiosa della vita che non hanno avuto il coraggio di perseguire. Sai, a volte ho la sensazione di essere osservato. Proprio qui, dove ci troviamo adesso. Oppure, mentre sono in cucina, in camera da letto.”

Indicai le ampie finestre che davano sul vialetto scuro.

Gli basterebbe appostarsi qui davanti, non abbiamo neppure le tende… qui davanti, nel buio, in una serata come questa, durante una cena, ad esempio, con una terza persona dentro, in modo da distrarre meglio… io lo farei con una terza persona in casa, ad esempio. È più logico… lo farei. E mi prenderei tutto. La vita, la casa, i figli se ha figli, il servizio di coltelli, i calzini sistemati nei cassetti, tutto di quella persona. Anche i vizi, le brutture, il modo di girare il cucchiaino nel caffè… E tu, Cathy?”

Io… aspetterei che fosse uscita la terza persona.”
Devo andare, si è fatto tardi” disse Mark strofinando con violenza le mani sui pantaloni, come per riattivare la circolazione e prepararsi a scattare.

Nel gesto estrasse le chiavi della macchina, che caddero a terra urtando il bicchiere in bilico sul tavolo.
Mi sporsi rapidamente per attutire il colpo, e riuscii ad arrestare la caduta. Ma la velocità del movimento fece scattare qualcosa in Mark, che si ritrasse con un gesto spontaneo di difesa, le mani in avanti.

Tranquillo amico, tranquillo… ne abbiamo tanti di bicchieri simili, non avrebbe fatto differenza, uno in meno, non se ne sarebbe accorto nessuno… davvero.”
Bene”, disse lui balbettando appena e sforzandosi di sorridere “scusate, sono davvero stanco, non so cosa mi prende, deve essere stato il viaggio.”
Sì, deve essere quello” disse Cathy “preparati un bagno caldo quando arrivi, con i sali di Epsom.”

Quell’immagine mi fece pensare a mia moglie stesa nella vasca di piastrelle petrolio del nostro bagno. I capelli a raggiera sul bordo della vasca, i pori della pelle aperti ad accogliere ossessioni, le gambe appena scostate per lasciar defluire l’acqua nascoste dalla schiuma mentre il sodio iposolfidico disciolto si mescola ad altro, agli umori densi. Ai gemiti immaginati dietro la porta.
Mi obbligai a cambiare il corso dei pensieri, per una paura irrazionale che anche Mark potesse vedere quell’immagine nella mia mente.
Si alzò per congedarlo con un bacio sulla guancia, più vicino all’orecchio. Il contatto lo fece trasalire e mi parve di vederlo chiudere gli occhi.

Ci sentiamo presto” disse lei.
Avvisaci quando arrivi.”
Certo…” rispose confuso, “certo.”

Si avviò verso la porta di casa, la aprì e scese rapidamente le scalinate in ardesia lucidate dalla pioggia di poco prima.
Ora il vento si era alzato, e bruciava la pelle, portando la polvere negli spazi proibiti dell’epidermide.

Buon viaggio” disse Cathy, poi rientrò in casa.

Una volta dentro si adagiò sul divano, la testa reclinata da un lato, recuperò la fede immergendo le dita sottili nel calice. La succhiò per saggiarne il sapore. Un misto di metallo e anice speziati. Di verbena e erbe, immaginai. Volevo essere per un attimo all’interno delle sue mucose, delle sue papille, segretamente all’oscuro della sua cavità orale.
Mi sedetti di fronte a lei. “Scusami, la prossima volta andrà meglio, te lo prometto.”
Allungai una mano, e lei la strinse senza comprensione.
Poi, a un tratto, suonò il campanello.

Vado io” dissi.

Mi alzai dirigendomi verso la porta, illanguidito dalla stanchezza e dalla frustrazione.
Aprii. Davanti a me un uomo alto, stempiato. Così magro che la camicia indossata si infossava nei punti mal stirati. La giacca pied-de-poule scucita ai bordi del colletto, le labbra tirate in un sorriso univoco senza preamboli, senza cassetti a scomparsa dove cercare espressioni, emozioni. In mano, una scatola anonima di cioccolatini.

Vieni, Mark, entra, entra pure: ti stavamo aspettando.”

Cathy mi raggiunse alle spalle. I piedi scalzi sotto il vestito amarena, il corpetto in tulle, gli zigomi alti e lucidi.

Mark, sono così felice di vederti, eravamo in pensiero.” Disse raggiante accogliendolo sulla soglia, mentre con una mano gli sfiorava delicatamente il braccio. “Entra pure, è tutto pronto, spero che tu abbia fame.” aggiunse con premura.

Indietreggiai per lasciare spazio ai convenevoli. Da solo nella sala vuota, sentivo le risate di mia moglie.
Mi voltai dall’altra parte.
In fondo al corridoio: la porta sul retro, spalancata, poi il buio.
Le pupille dilatate si allargarono, penetrando con orrore il nero viscoso della notte.

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