Ieri ho abbandonato il mio cane

Ieri ho abbandonato il mio cane. Mi sono fermato vicino al cimitero perché lì intorno non c’è nessuno. L’ho lasciato lì con un pacco di croccantini. C’erano rimasti due chili e mezzo. Ho fatto il salumiere per vent’anni e non ho bisogno della bilancia per pesare le cose.

Perché l’ho fatto? È semplice. Non sapeva fare un cazzo. In due anni non è riuscito a imparare niente, neanche una parola. Eppure, ho investito ore e ore in lezioni quotidiane per portarlo a un livello A1 di italiano, roba di base, mica pretendevo che diventasse un telecronista. Gli ho comprato pure il libro con gli esercizi — dodici euro e novanta con due CD-ROM —, ma niente, dico niente. Reagiva solo quando sentiva la parola “mangiare”, o anche “biscotti”, per il resto: elettroencefalogramma piatto. Forse era un po’ deficiente dalla nascita, magari sarà stato figlio di cugini. Tra cani non si fanno molti problemi. Non hanno neanche la carta d’identità. C’è dell’altro: non solo non è mai riuscito a dire una parola, ma non ha imparato neanche a fare le quattro operazioni. Che cazzo, neanche l’addizione, figurati le altre. Non posso rimproverarmi niente: gli ho trovato pure un insegnante privato. Ho messo un annuncio su internet:

Cercasi professore preparato per insegnare a far di conto a cane di razza (Bull terrier) molto intelligente. Paga buona.

Si è presentato un negro. Ha detto che era un insegnante elementare nel suo paese e che qui faceva il manovale. Mi ha fatto vedere il certificato di laurea. Non ci ho capito niente perché era scritto in caratteri mai visti. Boh, ma mi sono fidato. Io sono uno che dà delle possibilità alla gente, oltre che ai cani. E così il tizio ha iniziato con le lezioni. Ogni settimana gli chiedevo se il mio cane aveva fatto progressi e lui mi diceva sempre che c’era bisogno di tempo, che era un cane molto intelligente ma che non si applicava. Quando ero studente, i miei insegnanti dicevano la stessa cosa di me. E poi mi ripeteva che ci voleva almeno un anno per vedere qualche risultato, mica un cane può imparare a parlare e a fare di conto dall’oggi al domani, diceva. Mi sembrava ragionevole. Io pagavo regolarmente, sono una persona seria. A un certo punto, però, dopo quasi un anno e un mezzo mi sono rotto i coglioni. Ho capito che avevo un cane handicappato. Dopo mesi e mesi di studio non era riuscito a raggiungere né un livello A1 in italiano, né a fare una somma, non dico logaritmo di 234 più radice quadrata di pi greco, ma neanche uno più uno: quando gli mettevo davanti il foglio con gli esercizi, lo annusava e se ne andava, certe volte alzava la zampa e ci pisciava sopra. Era un oltraggio nei miei confronti, un tentativo di lotta al potere. Non si sputa nel piatto dove si mangia.
Chi mi renderà la benzina che ci è voluta per venire fino a qui? Sono dodici chilometri e centoventotto metri giusti da casa. Quasi un litro con la mia carretta. E non è finita qua, oggi ho rischiato pure la galera per il negro. Scalpitava come un dannato, ci mancava solo che mi fermassero i carabinieri e mi facessero aprire il portabagagli. L’ho lasciato così, a qualche centinaio di metri dal cane, legato come un salamino. Meritava una lezione. E a lui non ho lasciato niente da mangiare, così impara. È giusto, chi gliel’ha data la laurea? Sempre se quel pezzo di carta che mi ha mostrato è autentico. È un mondo di merda.

Deposizione di Mohammed Assaf Salam

Era scuro. Io vivo per miracolo grazie a tizio che ha fermato macchina per fare pipì. E allora mi ha visto. Io venuto in questo paese, ho lavorato onestamente, mai ho rubato. Io fa lavori che capitano, muratore, cogliere ghiande, portare spesa anziani. Poi io letto annuncio internet, insegnare fare conti a cane. Io subito capito che questo uomo un poco strano. Accettato, devo campare, io ho detto che ho insegnato bambini nel mio pese, fare conti, numeri, tutte cose. Io ha detto che essere laureato matematica. Bugia, ma detto bugia per lavorare, non per rubare. Io mai detto bugie senza bisogno. E poi per insegnare un cane a contare pure muratore è buono, no? Bel cane, più intelligente di padrone, ma cani non sa contare. A che serve contare per cani? Cani vede cose una alla volta. Non contare. Per cani sapere zero e uno. È sufficiente. Cani non trovare nessuno osso, allora non mangiare (zero). Cani trovare un osso e mangiare un osso (uno). Trovare due ossi, loro non contare due ossi, uno e due, no; loro invece mangiare prima uno osso (uno) e poi restare un solo altro osso (uno) e mangiare; poi non restare ossi (zero) e cane cercare altri ossi. E se cane trova tre ossi? Cani non conta tre ossi, ma mangia osso più vicino (uno), poi resta altro osso, quello più vicino (uno), e poi ultimo osso (uno). Bastare zero e uno. Vedete? Io ringrazia signore che se non fermava macchina per pisciare, io a quest’ora morto. Mondo di merda.

3 Replies to “Ieri ho abbandonato il mio cane“

  1. Gli scritti di Pietropaolo sono sempre originali e accattivanti.
    L’ironia fa piacevole la lettura e tiene desta l’attenzione. È come lo zucchero della canzone di Mary Poppins: può servire a “mandare giù ” riflessioni su temi importanti, sui quali si preferisce andare oltre nella stragrande maggioranza delle occasioni.

  2. Alti livelli! In alcuni punti mi hai ricordato “…io li odio i razzisti dell’Illinois…”!

  3. Un rovesciamento di punti di vista molto interessante. Da un mondo denso di numeri, ridondanti ed inutili, ad una visione binaria, di chi è abituato ad oscillare tra la vita e la morte. Notevole anche lo switch linguistico, sempre condotto sul filo dell’ironia, e con una chiave di amarezza finale che riconcilia i due antagonisti.

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