Incastri

Le dita di Riccardo sorvolarono il tavolo per qualche istante prima di posarsi su una delle tessere. I suoi occhi la fissarono strizzando le grandi palpebre azzurre.
È uguale alle altre!”
Sembra uguale alle altre” disse Mara. “Ci sarà un motivo per cui questa va con quella e non con un’altra.”
E secondo te il motivo lo troviamo noi, mezzi ubriachi, alle tre del mattino?”
Se non noi, chi?”

Riccardo provò a incastrare la prima tessera con un’altra, ma non funzionò. Eppure dovevano entrambe comporre l’abito di Cenerentola, così come suggeriva l’immagine sulla confezione. Anche lui a casa aveva un puzzle del genere, forse di Biancaneve, che puntualmente da bambino rubava a sua sorella.

Questo gioco ci sta mentendo.”

Mara si accese una sigaretta e inondò l’aria sopra il tavolo di fumo. Le tessere, con il pacchetto, un paio di accendini e qualche involucro vuoto di merendine, adesso sembravano sovrastate da un cielo nuvoloso.

Se vuoi smettiamo.”
Ma no! Dicevi che ti mancava, che non ci giocavi da vent’anni…”
Me ne posso fare una ragione” disse Mara, scrollando le spalle. Le labbra carnose si chiudevano attorno al filtro con durezza, quasi volessero tagliare di netto la sigaretta. “No, sul serio: lasciamo stare. Ci sarà un motivo per cui non faccio più i puzzle…”
Quando eri piccola ti riuscivano? A me mai.”

Mara si voltò verso Riccardo. Lui si accorse che lei lo guardava con l’aria distante con cui a volte la vedeva accostarsi al mondo: era lo sguardo inattivo di quando si sta scavando altrove, nei ricordi o nei pensieri, e tutto il resto non diventa per gli occhi che un comodino o un appendiabiti su cui poter adagiarli.

Mara.”
No” disse lei, come svegliandosi di colpo. Un grumo di cenere cadde sul tavolo, centrando in pieno una tessera. “Non ci riuscivo, ma forse allora non era così importante.”
Adesso lo è?”
Può darsi.”

Riccardo notò nella sua amica la serietà di quando gli parlava non più degli appuntamenti irrilevanti o dei messaggi erotici che ogni tanto si scambiava con i soliti due o tre conoscenti, ma delle storie significative che aveva avuto – tre in tutto, un numero perfetto, a suo parere pericolosamente inalterabile – e per le quali ancora un sorriso poteva capovolgersi sul suo volto.

Ho capito” rispose, e si chinò nuovamente sul tavolo per controllare ancora le tessere.

Mara spense la sigaretta. Per un po’ rimasero in silenzio, le teste brune unite e le mani che perlustravano i pezzi mancanti, spaiati, quelli ancora incompleti, come loro. La lampada in un angolo della scrivania emanava una luce azzurrina, come l’ombretto che avevano indossato prima di uscire con l’intenzione di fare strage di uomini.

Secondo me questo va con quello che hai tu” disse Mara.
Proviamo.”

Accostarono i pezzi, entrambi azzurri, ma non combaciavano.

Sono uguali, come fanno a non stare assieme?” sbottò Mara, e gettò la propria tessera nel mucchio delle altre difettose. Le poche messe insieme formavano il viso sorridente di Cenerentola. “Perché non funzionano così anche queste?” gli domandò, indicando la parte di puzzle risolta.
Quelle erano più facili da abbinare.”
Maledette.”

Mara ripescò il suo pezzo azzurro nel mucchio e lo posò accanto a quello di Riccardo.
Guardali. Identici.”
Ci sarà una ragione per cui non combaciano.”
Lei lanciò a Riccardo un’occhiata lancinante; sembrava sul punto di piangere.
Lo so.”
Lui replicò con un sorriso leggero, di malinconia; poi le prese una mano e la strinse tra le sue.
Però stanno vicini, guarda.”
Mara osservò le due tessere che non combaciavano, ma stavano una accanto all’altra.
Sembrano due sorelle.”
Secondo me lo sono” disse Riccardo, prendendo la tessera di Mara. “Ti va di scambiarcele? La metto nel portafoglio, così ce l’ho sempre con me.”
Mara prese a sua volta la tessera di Riccardo, la rigirò tra le dita. Una improvvisa malinconia le scorreva nel petto, rilassante e calda come una camomilla.
Sì, va bene.”
L’unico problema è che se poi un giorno vogliamo continuare il puzzle…”
No, basta.” Mara sollevò la tessera fino a coprire l’occhio truccato del suo amico e disse: “Non serve più; lo abbiamo risolto così.”

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